giovedì 22 marzo 2012

ELECTRIC WIZARD: Live Report Fillmore – Piacenza


Sabato sera, tempo incerto, eppure tanta tanta emozione di percorrere un centinaio di km solo per vedere dal vivo uno dei nomi più storici della storia del doom. Un nome, sì, forse l’unica cosa rimasta. Ma tutto a tempo debito.
Il Fillmore è una location davvero apprezzabile, con la sua natura di ex teatro, con il tetto a volta e la profondità che gli conferiscono una acustica notevole. Anche gli spazi sono decisamente più confortevoli di quanto prospettato.
Si inizia, dunque, con le migliori aspettative, considerando anche i gruppi spalla: forse non troppo azzeccati in quanto al genere, ma decisamente di valore. Il primo, quello secondo me più interessante, ovvero due bassi, con rispettive voci maschile/femminile, un sitar e un flauto, il tutto prodotto da un trio. Dopodiché si passa a una band pseudo-seventies sempre con voce femminile, di indubbia grinta. Infine i Doomraiser, gruppo romano che ormai non necessita più di presentazioni, che con il loro Moog e dell'ottimo doom hanno davvero dato il tiro alla serata. La quale sarebbe continuata per solo un’altra mezzora…

I gruppi spalla lasciano il palco ai big…Oborn compare sul palco, si avvicina alla testata e la accende…ok, devono scaldarsi le valvole, becchiamoci questo quarto d’ora di palco vuoto…
Ma va bene, dai, il live inizia alla stragrande con uno dei loro pezzi più storici Dopethrone. Immediatamente seguita da Return Trip: entrambi i pezzi cambiano totalmente atmosfera al locale, i suoni investono gli astanti senza pietà, nonostante l’odiato limite di dB italiano. L’umore e l’eccitazione sono alle stelle, l’emozione è incontenibile.
Partiamo poi con i pezzi del nuovissimo album e ci sta, lo sapevamo, ma in fondo ci ascoltiamo volentieri Black Mass, un po’ meno Crypt of Drugula – con presentazione imbarazzante di un altrettanto imbarazzatissimo Jus, della serie “voglio ancora fare brutto, ma la panza che mi precede mi leva credibilità” – ma non ci lamentiamo.
Da qui in poi il protagonista della serata è stato un pseudo film porn-horror proiettato su di uno schermo in alto nel locale.
Gli Wizard hanno fatto una pausa di un’ora, lasciando il palco all'apparenza più che alla sostanza (leggi biondona a-chitarristica e cantante evidentemente sovrappeso ed evidentemente affaticato), che ha provocato una stasi diffusa tra il pubblico.
Poi eccoli che tornano, con una tiratissima Funeralopolis, suonata in qualche modo, cantata allo sfinimento, con mille buchi nelle liriche, conclusa davvero a caso…
Ma qui arriva la scena madre: Jus sbraita al microfono, si leva la chitarra di dosso, scuote la testa, poggia lo strumento e lascia il palco, automaticamente (ovvero come automi) seguito dagli altri musicisti.
Panico.
Inizia il coro “we want more” tutti speranzosi che fosse la solita scena da grandi rockstar e che sarebbero rientrati.
Ma no.
Arriva un roadie, toglie la prima chitarra, guardandoci.
Dai, è uno scherzo!!
Ritorna, toglie la seconda…oddio…ma no, la musica non parte, dai!
Arriva sul palco questo signore sulla sessantina dai radi capelli bianchi e fa segno di “tagliare” col gesto alla gola.
Parte la temuta MUSICA!

Quindi? Noi sospettiamo che il nostro eroe, scontento della serata e sfinito dal suo stesso lardo, abbia interrotto volutamente il live, che sicuramente era in dirittura di arrivo, dopo più di un’ora, ma ci si chiede…e I The Witchfinder? E Supercoven? Giusto per citarne un paio…è come se i Metallica non facessero Master Of Puppets: magari ne hai fin sopra i capelli, però te l' aspetti!
E basta: il momento che sogni da una vita si conclude così, senza nemmeno un cenno di saluto alla fine del live…peggio di quando scopri da piccolo che Babbo Natale non esiste!
Beati chi se li è visti l’anno scorso; attenti a quando torneranno l’anno prossimo!
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