giovedì 26 gennaio 2012

BLUT AUS NORD: 777, The Desantification

INDUSTRIAL, METAL, VISUAL, SLUDGE
Negli ultimi 15 anni, Blut Aus Nord, la one-man band generata dal suo visionario creatore denominato come Vindsval, musicista francese, ha modificato l'idea e l'essenza del Black Metal più morente, per condurlo a forme nuove, ma non meno oscure. Riverberi stagnanti dei primi Godflesh e il ritmo marziale in formato Ministry, saturano alcuni dei suoi migliori accorgimenti dronici, il cui rumore incessante lascia pensare ad un solo termine:  frammentazione. Vindsval è il cassico figlio di puttana del mondo ultra-alternative-metal: non rilascia i testi di ogni suo album, e non dice molto in pubblico. Nelle foto per la stampa, egli è spesso incappucciato e avvolto nel buio. Giusto così, per farvi capire di chi si parla. Non certo di Paris Hilton. Dopo anni di vuoto produttivo,Vindsval propone nell'anno appena conclusosi (2011) questo lavoro dalle strutture indecifrabili, mistiche e terribilmente misteriose, intitolandolo The Desantification, entro il quale strazianti ritmiche vengono strangolate da una batteria e da tutto un muro di chitarre impostate con precisione a dir poco teutonica.


The Desanctification, capitolo secondo di una esoterica trilogia, è tuttavia meno estremo rispetto al suo predecessore, con tracce in genere più brevi, che ricordano gli Swans più occulti ed eterei, lasciando così intuire anche una situazione di stallo entro una atmosfera strumentale che è così delicata e al contempo gelida da fare invidia allo stesso Micheal Gira. Linee di chitarra ripetitive, e colpi di rullante sovrastano un habitat di pura desolazione esistenziale: sì, questo non è un album la cui esperienza d'ascolto può definirsi facile, specie in quanto alcuni tratti sono così farciti di synth-drums, da far certamente storcere il naso ai meno avvezzi all'industrial-doom. I riff tuttavia, sono temperati con una certa accessibilità, ricordando spesso qualche lontanissimo approccio tipico dei Joy Division, come nella stessa "Epitome VII", traccia di apertura nella quale i ritmi di tanto in tanto appaiono quasi sperimentali e più che allucinati. 

Il metal è morto da un pezzo, e i suoi figliocci, non sono spesso stati all'altezza di averne celebrato il funerale. Il Black Metal poi, è più che in via di mutamento.Vindsval allora, può in questo senso considerarsi un paladino della causa, dando ai più una speranza: quella di poter auspicare che nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Personalmente, spero abbia piena ragione, e che il futuro ci possa promettere e mantenere tutto ciò. Fede a parte, se questo album potesse prendere forma, la sua stessa copertina ben lo rappresenterebbe: un Dio morente in caduta libera su di un pianeta (il nostro), devastato da instabilità interiori plurime la cui entità dovrebbe farci riflettere, ma al contrario fa solamente aumentare la voglia di consumo sfrenato verso qualsivoglia forma di realtà materiale.

Contro il consumismo, e forse contro lo stesso consumo delle carni (quelle umane, deperite dalla sfrenata contemporaneità finanziaria), Vindsval ha saputo dire molto, forse anche troppo.

Ma badate bene: silentium, est aureum!

No, il silenzio vale molto più dell'oro.


INFO:

Etichetta: Debemur Morti Productions
Anno: 2011
Paese: Francia


TRACKING LIST

01. Epitome VII
02. Epitome VIII
03. Epitome IX
04. Epitome X
05. Epitome XI
06. Epitome XII
07. Epitome XIII

 
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