DOOM, STONER, METAL |
Tanto per cominciare, questa è una registrazione che ha a che vedere con gli addii. Sì, Let Us Pray (2002) segna l'inesorabile tramonto degli Electric Wizard, una fra le band poi venute a rigenerarsi in modo completamente nuovo e in parte poco apprezzato. Con questa fatica, infatti, Bagshaw e Greening decideranno di porre fine alla creatura che per anni aveva seminato terrore ed effetti collaterali in tutti i suoi fanatici assertori. E si sente tutta, l'atmosfera di fine che nelle tracce proposte viene a dilatarsi senza opposizione alcuna. Qui gli Wizard sono poco incisivi rispetto agli album precedenti, e i brani sono molto più riflessivi, sia nei testi che nelle sonorità, lasciando spazio a tutta una serie di considerazioni che possono far intendere a tutti i loro detrattori, quella che era una conclusione più che scontata: non c'era più niente da fare, ciò che fu prima, non sarebbe potuto essere poi anche dopo!
Ma noi, la speranza non vogliamo trogliervela, anzi! Quest'album, chiude a dovere il ciclo del trio, e per moltissimi versi, oscura più che dignitosamente tutti i cd poi venutisi a creare con la nuova formazione a quattro. Partiamo dal sound: ogni sua venatura è classicamente riconoscibile, ma la scontatezza di alcune soluzioni è assolutamente visibile. Tanti sono i rimandi a Dopethrone, altrettanti a Come My Fanatics, quasi che i tre abbiano deciso di fare una summa theologica della loro esperienza pluridecennale, per congedare a dovere il mago elettrico. Master Of Alchemy, The Outsider (che ancora una volta cita il più influente degli autori in casa Wizard, H.P. Lovecraft), sono pezzi di notevole pregevolezza, e ascoltandoli dispiace pensare che non vi saranno più metrcihe compositive di questa matrice, ma stesso identico discorso può essere fatto per A Chosen Few o We The Undead (quest'ultimo, per stessa ammissione di Oborne, elogio e tributo al sound di una delle band punk americane più influenti nell'ambiente doom: i Black Flag, con ampio riferimento all'album My War). L'album fece molto scalpore tra i fan più sfegatati, perchè mostrava parecchio la solennità di quanto i tre volessero lasciare. Per la prima volta infatti, la batteria è degnamente registrata e distinguibile, così come il basso, caldo e profondo. E per la prima (e ultima) volta, Greening suonerà il piano, nella traccia Night Of The Shape!!!
In Giappone, venne addirittura pubblicata una versione deluxe dotata di una bonus track dal nome Mother Of Serpents, pezzo totalmente strumentale e funereo. Come una suonata a lutto per la morte di un progetto fra i più importanti di sempre.
Per chiarire il tutto, ascoltate voi stessi in basso, l'ultimo brano di coloro che furono i mitici Electric Wizard, e di cui ora, rimpiangiamo addirittura l'ombra. Amen.
Track
- ...A Chosen Few – 6:35
- We, the Undead – 4:29
- Master of Alchemy – 9:23
- I. House of Whipcord
- II. The Black Drug
- The Outsider – 9:19
- Night of the Shape – 4:03
- Priestess of Mars – 10:01
- Mother of Serpents – 5:56 (bonus track)
Anno: 2002
Label: Rise Above Records
Provenienza: UK
Sito: EW MYSPACE
MOTHER OF SERPENTS