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Pochi gruppi come i tedeschi The Ocean riescono a farti immergere così bene nel loro immaginario fatto di esplosioni vulcaniche e movimenti tettonici capaci di far sprofondare negli abissi interi continenti e ancora meno sono capaci di mantenere un livello di ambiziosità così alto e costante per ben 18 anni riuscendo a rimanere in lidi qualitativi estremamente eccelsi. Ormai il gruppo capitanato dal leader Robin Staps non deve più dimostrare niente, la loro capacità di creare lavori coesi e allo stesso tempo complessi è più che nota a tutti. Ma i The Ocean vogliono farci capire che hanno ancora parecchi assi nella manica, e l’ultimo di questa lunga serie risponde al nome di Phanerozoic I: Paleozoic.
Dopo la breve The Cambrian Explosion, con le sue tastiere capaci di trasportarti di forza nelle viscere della terra, si passa a Cambrian II: Eternal Recurrence, 8 minuti di chitarre monolitiche accompagnate dalla ottima voce di Loic Rossetti. Questo è quello che principalmente offre Phanerozoic, tracce lunghe che nel loro progredire sono capaci di sbattere fortemente l’ascoltatore da una parte all’altra (Ordovicium: The Glaciation of Gondwana) per poi cullarlo con arrangiamenti dolci e ambientali (come quelli presenti in mezzo a Silurian: Age of Sea Scorpions). Nota d’onore per Devonian: Nascent, con i suoi 11 minuti la traccia più lunga del disco e con la presenza di nientepopodimeno Jonas Renske dei Katatonia. La voce di Jonas calma e bassa si sposa benissimo con le architetture musicali dei The Ocean, creando diversi momenti nella canzone epici e indimenticabili. E, come per ogni album che si rispetti, la finale Permian: The Great Dying è una degna conclusione per un disco emozionante, con i suoi riff finali che saranno impossibili da togliere dalla mente.
A conti fatti sono molto pochi i difetti riscontrabili durante l’ascolto, siamo di fronte ad un lavoro ottimo e confezionato a dovere in ogni sua sfaccettatura, capace di appassionare qualsiasi appassionato del metal più ricercato ma risultando lo stesso molto godibile e accattivante da chi non è avvezzo a questo tipo di musica. L’unico grande enorme peccato è che per la seconda parte, a quanto pare, bisognerà aspettare fino al 2020.
Dopo la breve The Cambrian Explosion, con le sue tastiere capaci di trasportarti di forza nelle viscere della terra, si passa a Cambrian II: Eternal Recurrence, 8 minuti di chitarre monolitiche accompagnate dalla ottima voce di Loic Rossetti. Questo è quello che principalmente offre Phanerozoic, tracce lunghe che nel loro progredire sono capaci di sbattere fortemente l’ascoltatore da una parte all’altra (Ordovicium: The Glaciation of Gondwana) per poi cullarlo con arrangiamenti dolci e ambientali (come quelli presenti in mezzo a Silurian: Age of Sea Scorpions). Nota d’onore per Devonian: Nascent, con i suoi 11 minuti la traccia più lunga del disco e con la presenza di nientepopodimeno Jonas Renske dei Katatonia. La voce di Jonas calma e bassa si sposa benissimo con le architetture musicali dei The Ocean, creando diversi momenti nella canzone epici e indimenticabili. E, come per ogni album che si rispetti, la finale Permian: The Great Dying è una degna conclusione per un disco emozionante, con i suoi riff finali che saranno impossibili da togliere dalla mente.
A conti fatti sono molto pochi i difetti riscontrabili durante l’ascolto, siamo di fronte ad un lavoro ottimo e confezionato a dovere in ogni sua sfaccettatura, capace di appassionare qualsiasi appassionato del metal più ricercato ma risultando lo stesso molto godibile e accattivante da chi non è avvezzo a questo tipo di musica. L’unico grande enorme peccato è che per la seconda parte, a quanto pare, bisognerà aspettare fino al 2020.
TRACKLIST:
- The Cambrian Explosion
- Cambrian II: Eternal Recurrence
- Ordovicium: The Glaciation of Gondwana
- Silurian: Age of Sea Scorpions
- Devonian: Nascent
- The Carboniferous Rainforest Collapse
- Permian: The Great Dying
ANNO: 2018
LABEL: Metal Blade Records
WEB: Bandcamp
THE OCEAN - CAMBRIAN II. ETERNAL RECURRENCE