ALTERNATIVE/GARAGE |
Quella delle Desert Sessions è ormai una parabola che ha tutti i crismi della leggenda. Ne è passata di acqua - e di droga, e di musica, e di vita - sotto i ponti da quando, ben ventidue anni fa (con le colate laviche kyussiane che si erano soltanto da poco raffreddate), il redhead del deserto Josh Homme radunò un po’ di amici/colleghi allo storico Rancho De La Luna e prese a registrare qualunque cosa gli passasse per la testa. Uno spirito del tutto free form e scanzonato che, unito alla spaziale e desolante maestosità del deserto californiano, partorì raccolte di brani che ancora oggi sono venerate come totem immarcescibili da fan e critici di tutto il mondo e che nel corso degli anni sono anche andate a rimpinguare le tracklist degli album a firma Queens of the Stone Age.
Come dicevamo, da allora tempo ne è passato e tante cose sono mutate. Homme è ormai da anni una delle figure più iconiche del rock a stelle e strisce, e qualche passaggio a vuoto qua e là (sì, Era Vulgaris e Villains, parliamo proprio di voi) non ne ha minimamente scalfito la solidissima reputazione a livello mediatico.
Questi due nuovi capitoli arrivano dopo ben sedici anni dall’uscita dei loro predecessori (di fatto Songs for the Deaf era stato da poco pubblicato, tanto per rendere l’idea: sembra un’era geologica fa): un ritorno inaspettato e sicuramente foriero di dubbi e paure, vista la quasi intoccabile sacralità del progetto. Il timore principale era che il patinato e laccato universo sonoro al quale Joshua è approdato già da un po’ di anni avrebbe intaccato e in qualche modo corrotto anche le immaginifiche sessioni desertiche.
Spoiler: in parte è stato così.
Sì, perché nonostante la carne al fuoco (compresa la solita sequela di ospiti illustri, tra i quali spiccano Billy Gibbons, Les Claypool, Mike Kerr) sia abbondante e il mood immancabilmente festaiolo, la sensazione è quella che un po’ ci si aspettava: un revival abbastanza anacronistico di un qualcosa che, per ovvi motivi, non sarà mai più riproducibile. L’impressione generale è quella di un pugno di canzoni che tenderà a durare il tempo di qualche ascolto e la lettura di un po’ di recensioni sparse. Insomma, hype enorme ma effimero.
Ed è proprio qui l’inghippo: perché le Desert Sessions, benché nate e sviluppate in un contesto assolutamente ludico e per nulla pretenzioso, negli anni hanno mostrato una longevità sorprendente e difficilmente pronosticabile, almeno agli inizi. Intendiamoci: cose buone ce ne sono. L’opener Move Together spiazza e seduce col suo beat elettronico e l’ipnotizzante voce di Billy Gibbons, con una coda strumentale che ricorda un po’ i passaggi migliori di …Like Clockwork.
La strumentale Far East for the Trees tenta con discreto successo di far rivivere gli anni ruggenti del Rancho De La Luna, con una improvvisazione “jammosa” che emoziona e fa tornare alla mente le collaborazioni col mai troppo osannato Dave Catching. Crucifire è puro divertimento garage che non si prende sul serio e fa bene così, con i maligni che però potrebbero far notare che il punk vero della combriccola era Nick Oliveri e onestamente non ci sentiremmo di dissentire. E possiamo segnalare anche Chic Tweetz (che suona come un omaggio a Frank Zappa) e If You Run, che prova un po' a rifare il verso ai passati pezzi desertici con PJ Harvey.
In fin dei conti non sembra tutto da buttare, anzi, e alla fine – se si era partiti un po’ scettici e prevenuti - si ha anche la sensazione che potesse andar peggio. Il che di per sé non sarebbe male, non fosse che l’impressione è che difficilmente queste due nuove raccolte avranno la meglio sul tempo e che tra qualche anno i volumi delle Desert Sessions che continuerete a mettere su molto probabilmente non saranno l’undicesimo e il dodicesimo della saga (e quest’ultimo ancor meno, a parer di chi scrive).
TRACKLIST:
Arrivederci Despair
1. Move Together
2. Noses in Roses, Forever
3. Far East for the Trees
4. If You Run
Tightwards & Nitwits & Critics & Heels
5. Crucifire
6. Chic Tweetz
7. Something You Can't See
8. Easier Said than Done
INFO:
ANNO: 2019
LABEL: Matador Records
WEB: Website
DESERT SESSIONS: MOVE TOGETHER