SLUDGE, POST-METAL, VISUAL |
Scott Kelly, è probabilmente una delle personalità più influenti del metal sperimentale mondiale. Noto per la sua incredibile dedizione verso un uso più che ultra-terreno delle chitarre, questo monumento vivente, ha saputo dar vita nel corso della sua pluri-decennale carriera a tutta una serie di capitoli musicali che sarebbero irrimediabilmente rimasti scolpiti nella durezza granitica dello sludge mondiale. Stiamo parlando dei Neurosis, una delle band più influenti di SEMPRE, divinità folli, barbaramente sguinzagliate alla ricerca di un senso in questo cosmo privo di senso, e di sensi. All'uscita di Enemy Of The Sun (1993), come di consueto, gli anni '90 non erano ancora minimamente pronti per accettare l'esistenza di una band così mentalmente dotata: ritmiche serrate e fitte, poi dilatate e sperdute, sensazioni di claustrofobia miste a rabbia, urla, sangue e distorsioni come coltelli da guerra. Assolutamente niente, in comune con il 1993.
Tutto questo, detto per farvi intendere come il gruppo di cui si parla sia di una importanza focale nell'anticipare tutta una serie di band che da quel momento in poi avrebbe creato un 'anno zero', nel quale l'alternative metal avrebbe visto lentamente crescere nell'ombra moltissime idee che troveranno la giusta ricompensa soltanto negli anni più avanzati del nuovo millennio. Ritengo quindi questa recensione, un mio personale ringraziamento ai Neurosis: senza loro, molto, forse troppo, non sarebbe nemmeno immaginabile oggi.
Enemy Of The Sun.
A voi che amate il sole, la gioia, la pace interiore. Lasciate immediatamente perdere questo disco. La principale idea che mi sono fatto dopo aver ascoltato 10.000 volte questa opera d'arte, è che non esistono moltissimi album oscuri quanto quello in questione. Sì, quì il buio permea ogni singola frequenza, dimostrandosi parte attiva della vita. Nero come la pece, questo lavoro prende forma tra voci straziate e litanie infinite, dove le sferraglianti chitarre di Kelly & Co. risultano esserne l'unico lume, come una lampada ad olio che si intende usare per guidare se stessi lungo un interminabile cammino nel nulla. A partire da Lost, traccia prima, si apprendono sonorità di melvinsiana memoria, stirate come muscoli contratti da feedbacks corrosivi che spaziano liberi tra tempeste magnetiche di distorsioni montuose. La seguente Raze The Stray, gela il sangue, dimostrando una intensissima vena esoterica nell'animo della band: voci cerimoniali sconosciute, come canti perduti nel tempo, avviano una desolante cavalcata verso territori perduti, quasi post-apocalittici, in cui la quantità di effetti impiegati si espande come un gas inodore. E così via anche per pezzi memorabili come Burning Flesh In Year Of Pig (collage di campionamenti ed echo-delay mai concepiti prima!!), Cold Ascending e Lexicon. La 'title' track Enemy Of The Sun, distilla invece l'animo dell'album intero, come un volto finalmente scoperto e scarno, devastato dalle piaghe dell'esistenza, una volta per tutte visibile e senza compromesso alcuno. A questo punto dell'ascolto, è innegabile dover ammettere l'incredibile e quasi barocca capacità di questa straordinaria band, nel saper incastonare a dovere ogni minimo suono nel posto più adeguato a suggestionare l'immaginazione più cupa ed introspettiva. Descrivere tutto ciò, è come vedere un'orchestra straziata e straziante, dedita all'occultismo più arcano attraverso l'impiego di amplificazione e microfonazione!
The Time Of The Beast, dimostra quanto detto sin ora: per ben 8 minuti, ogni spazio è precluso da chitarre monolitiche che tanto ricordano i primi Sleep di Volume One. Ma cosa ancora più affascinante, l'utilizzo di strumenti come un violoncello, appena accennato in una devastante tonalità stonata e scordata che quasi ricorda suoni e musiche arcaico-cerimoniali della Palestina antica! Un incontrastabile capolavoro, accresciuto dall'incalzante ritmica tribale della successiva Cleanse, dove per quindici minuti l'astrazione del pensiero trova cardine e orientamento nel didgeridoo, abilmente inserito come sottofondo di una macabra iniziazione verso l'idea di un mondo nuovo, dove la natura vincente sull'uomo riprende i suoi spazi imperando con l'estrema enfasi della sua oscura supremazia.
Non conoscere questo disco, significa non conoscere i Neurosis. Perchè a mio modesto parere, per quanto si parli di una intramontabile band che tutt'oggi continua a stupire attraverso le proprie mirabolanti avventure, ha saputo però forgiare, specialmente in passato, la propria virtuosa entità artistica anche (e soprattutto) attraverso album unici come quello in questione.
Ascoltate. E se vi sarà possibile, scopritevi una volta per tutte nemici del sole.
Tracking List
- "Lost" – 9:41
- "Raze the Stray" – 8:41
- "Burning Flesh in Year of Pig" – 1:37
- "Cold Ascending" – 4:35
- "Lexicon" – 5:41
- "Enemy of the Sun" – 7:33
- "The Time of the Beasts" – 7:59
- "Cleanse" – 15:53
Label : Alternative Tentacles
Paese: USA
Anno: 1993
Sito: NEUROT