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lunedì 14 aprile 2014

ROADBURN 2014: Afterburner - Live Report

Siamo giunti all'ultimo capitolo del Roadburn Festival 2014, l'Afterburner! In attesa dell'edizione 2015, ecco il live report dell'ultimo giorno scritto da Massimo "Maso" Perasso che ringraziamo per il suo lavoro.

"Il quarto giorno del Roadburn festival è da sempre una giornata particolare: i palchi si dimezzano, i banchetti si restringono e il pubblico diminuisce di circa un quarto. Questo perchè in realtà l'Afterburner è la possibilità "cheap" di godersi il festival senza dover aprire un mutuo. I biglietti vengono venduti anche separatamente e moltissima gente pensa che tre giorni siano più che sufficienti e quindi rinuncia a comprare il pacchetto "tutto incluso". Vediamo quindi visi freschi in compagnia di pochi zombi con ancora il cuscino sulla faccia.

Per noi (zombi) la giornata inizia molto tardi: dispiace perdere il tributo a Selim Lemouchi (chitarrista dei Devil's Blood recentemente scomparso) e pure gli Aqua Nebula Oscillator ma anche gli occhi vogliono la loro parte (e le orecchie ringraziano): mi gusto con molta calma la mostra di Costin Chioreanu artista bulgaro con all'attivo alcuni notevoli artwork per band metal. Se non lo conoscete andate a cercarlo, anche se vedere i suoi lavori dal vivo a matita e inchiostro lascia senza fiato.
COSTIN CHIOREANU
Dopo il solito giro per banchetti delle band ci tuffiamo nella green room cercando un buon posto per goderci gli svizzeri Bolzer. Il duo è artefice di un potente death/black metal e mi aiuta a stappare le orecchie per il proseguo della giornata. Dopo mezzora di vichingi lungocriniti e palestrati provo a seguire gli Avatarium nel mainstage. La band di Leif Edling dei Candlemass però non è troppo nelle mie corde. Pur sorretti dalla splendida voce di Jennie-Ann Smith il loro doom è veramente troppo classico e minimale. Arrangiamenti primordiali e una band non all'altezza mi fanno desistere dopo qualche pezzo. La stanchezza si fa sentire e non siamo più ai primi giorni in cui avevo la pazienza e la voglia di capire, in più la scelta è limitata. Ma il popolo del Roadburn è sempre pronto a farci passare minuti in compagnia di chiacchiere, birre e dischi. Aspettiamo la fine degli Avatarium per prendere una buona postazione per gli Yob. La maggior parte del pubblico è lì per loro e c'è chi non li ha visti il giorno prima quindi i posti buoni sono ambitissimi.
YOB

Questa volta la band di Mike Scheidt presenta un set prendendo brani da più dischi e la varietà ne giova. Sempre enfatico in ogni sua mossa ma abile nel coinvolgere il pubblico pur gettandogli addosso musica decisamente ostica. Volumi disumani e quasi un'ora della personale visione del termine doom. A tratti ricordano la potenza dei Neurosis (e non a caso il prossimo disco uscirà proprio su Neurot) ma l'incedere non è mai lineare così come le assurde linee vocali. La band è precisa al millimetro e sul finale non c'è una testa che non faccia headbanging! Gli Yob sono una magia, difficile da spiegare ma che lascia sempre a bocca aperta.

Finito il concerto ci tuffiamo nelle Green Room con i New Keepers of the Water Towers. Gli svedesi sono una grande sorpresa: riff stoner ma suonato con un piglio prog senza rinunciare alla vena psych. Quei pochi che c'erano hanno goduto. Da riassaporare su disco. Non ce ne vogliamo gli estimatori di Tom G Warrior ma a causa del main stage pieno fino all'ultimo posto seguo giusto un paio di pezzi dei Triptykon prima di tornare nella Green Room e abbandonarmi alla heavy psichedelia degli Harsh Toke. La band che vede in formazione lo skater Justin "Figgy" Figueroa è al terzo concerto in quattro giorni all'interno del festival e si divide fra brani più classicamente stoner rock a lunghe jam acid/noise/psichedeliche riassumendo lo spirito più anarchico del desert rock.
NEW KEEPERS OF THE WATER TOWERS

Decisamente più seriosi nel main stage troviamo i Morne. Vestiti di nero e i Bostoniani suonano un post-metal/sludge vicino in certi frangenti ai Pelican. Molto oscuri e, mi spiace, proprio per questo non adatti a terminare un festival che in realtà è una gioia continua. Per fortuna ci vengono in soccorso, nella Green Room, i Lumerians. Si presentano vestiti di bianco con maschere e luci che escono dagli occhi, strumentazione variegata e un suono che pesca dal kraut rock dei Can passando per la psichedelia inglese (Tomorrow Never Knows è lì dietro l'angolo), colonne sonore sci-fi, exploitation e qualche accenno post-punk/dark/wave. Purtroppo alcune volte un po' troppo citazionisti ma con un ricco armamentario di frecce al loro arco. Divertenti anche se un po' freddi sono perfetti per chiudere un festival che anche quest'anno ci ha strappato il cuore.
LUMERIANS

Non vi tedierò sul "dovete esserci il prossimo anno". La scelta è vostra. La passione pure. I soldi anche. Ma io ho già segnato sul calendario 9-10-11-12 Aprile 2015."